Tumore alla mammella: nessuna differenza sulla sopravvivenza tra Exemestano e Anastrozolo


Una meta-analisi ha evidenziato che l'uso degli inibitori dell'aromatasi aumenta il rischio di malattie cardiache del 26%, rispetto a Tamoxifene ( Nolvadex ), nelle donne con tumore mammario e in postmenopausa.

L’impiego degli inibitori dell'aromatasi è risultato associato a un aumento della probabilità di sviluppare una malattia cardiovascolare ( odds ratio, OR=1.26 ) e di andare incontro a fratture ossee ( OR=1.48 ). Di contro, l’uso di questi farmaci era correlato a una riduzione della probabilità di sviluppare trombosi venosa ( OR=0.55 ) e di tumore dell'endometrio ( OR=0.34).

In termini assoluti, il rischio di eventi cardiovascolari è risultato basso per entrambi i farmaci ( 4.2% per gli inibitori dell'aromatasi e 3.4% per il Tamoxifene ).

La meta-analisi ha riguardato 7 studi clinici; dall'analisi è emerso l’NNT ( numero di pazienti da trattare ) per lo sviluppo di malattia cardiovascolare ( infarto miocardico, angina pectoris e scompenso cardiaco ) era di 143 con gli inibitori dell'aromatasi.
L’NNT per il rischio di trombosi venosa è stato pari a 67, mentre l’NNT per tumore dell'endometrio aveva valore di 200.

E’ stato anche analizzato il passaggio da Tamoxifene a un inibitore dell'aromatasi.
Le donne che sono passate agli inibitori dell'aromatasi dopo aver iniziato il trattamento con Tamoxifene, hanno presentato un maggior rischio di mortalità per cause non-correlate al carcinoma mammario, rispetto a quelle che hanno iniziato il trattamento con gli inibitori dell'aromatasi.

Fonte: San Antonio Breast Cancer Symposium ( SABCS ), 2010

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